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Le angosce dell'uomo

Annabella Dugo imposta la sua opera su soggetti apparentemente bucolici ove una quiete boschiva o il triste zufolare di un satiro o l'asprezza di una strega sono figurazioni delle quali l'artista si serve per evidenziare un significato recondito che potrebbe sfuggire all'osservatore poco attento.
Perciò la Dugo si serve di scene idilliache per giungere alla dimostrazione della caducità della bellezza la quale è eminentemente causa di caduta perché essa, benché alletti e conquisti, distrugge.
Arte dunque quella della Dugo mirata al bene ed al bello; arte umana in senso positivo ove anche i toni prescelti, smaglianti ma ben dosati, fanno un assieme equilibrato ed armonico anche allorché appaiono con elementi estranei alla composizione.
A noi piace evidenziare il vibrante carattere dell'artista che traspare chiaro nelle sue opere sia nel tratto sicuro della pennellata che nella luminosità dei toni, a volte in apparenza contrastanti.
La Dugo pianifica i soggetti ma in essi fa sentire la plasticità ed il volume con delicati e sapienti tratti, perché padrona della tavolozza che usa da maestra.
Benché sempre in fase evolutiva -cosa logica per ogni vero artista- noi vediamo un'ottima affermazione nei dipinti “L'isola deserta nella città” e “Le allucinazioni della strega” e più ancora nell'opera “All'odio e all'ignoranza preferirono la morte” ove vi è quel senso di umanità precipuo nell'arte della Dugo che idealizza nei suoi personaggi l'angoscia dell'uomo e nei volti delle sue creature fa vedere te stesso, smarrito e impotente verso quelle forze nascoste che ti distruggono esaltandoti.
“La donna del lago” è l'idealizzazione dell'amore: un canto di gloria e di sublimazione; amore sognato ma caduto nel nulla perché non raggiunto. La donna si dilegua nel lago, trasformandosi nel puro elemento.
Non staremo ad illustrare le altre opere esposte; esse vanno assaporate con il calibro della propria interpretazione, soggettivamente, perché chiare come acqua di fonte.
Carlo Conrotto, Il Roma, 30.4.71