Surfing in North Miami


Salgo una stratta scala in legno per raggiungere l'aula di Discipline Pittoriche di Annabella Dugo in contrà SS. Apostoli a Vicenza. Alla fine della scala, una soffitta dalle travi robuste e basse mi accoglie con il suo allegro disordine. E' vuota. Gli allievi hanno abbandonato i cavalletti e gli sgabelli, sui quali posso scorgere polvere di gessetti e di carboncino, lì dove erano.
Mi colpisce il silenzio, che ritengo insolito, di questo ambiente: Annabella è al lavoro in una stanza più piccola a sinistra. Sui tavoli, pennelli e colori ed una striscia lunga circa cinque metri con già diverse pennellate sopra.
"Questo è l'urlo -mi dice- che verrà su, lungo le scale che portano alla sala di esposizione. E' il mio modo di anticipare il tema della mostra ai visitatori".
Quando, insieme, ci rechiamo nel suo studio di Contrà della Misericordia, la osservo muoversi tra le grandi tele in preparazione e forse colgo in un attimo il senso di una vita vissuta in funzione di questo lavoro. Un lavoro bellissimo e difficile del quale non si è mai sazi.
La Dugo lavora molto e produce tele di un'intensità sorprendente. La sua mente è in continuo fermento; mentre esegue alcune opere, già ne progetta altre. Mi mostra gli schizzi dei quadri che farà; sono piccoli, a volte eseguiti a penna, a volte con colori a tempera.
La sua pittura è quella di chi è vissuto nelle grandi metropoli e ne ha respirato contemporaneamente tutte le tendenze, tutte le contraddizioni, tutti gli errori.
La pennellata è audace, a volte sembra una staffilata che attraversa la tela, a volte un gesto più amoroso ma sempre terribile o temibile.
Le pantere, i coccodrilli, le palme lussureggianti, hanno una forza interiore che è evidenziata dal segno sintetico.
I colori brillanti, esotici, scaricano elettricità in tutti gli angoli del quadro che sembra possedere il gusto del primitivo e del trasgressivo che appartiene all'inconscio collettivo.
Alcune tele sono state eseguite per essere disposte di seguito, ma inclinate sulla parete, così come noi immaginiamo non debba mai trovarsi un quadro. Altre, poggiano su cartoni da imballo piuttosto vissuti, sui quali una larga striscia di colore funge da cornice.
Franz Hallmark
(Dalle “Memorie di un viandante in giro per l'Europa”)